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17 gennaio 2024

Intelligenza artificiale: senza imperfezione non c'è evoluzione

"La tecnologia ha sempre cambiato gli assetti economici e sociali. Adesso, con l’intelligenza artificiale che si autoalimenta, sta generando un progresso inarrestabile, destinato a modificare profondamente le nostre abitudini professionali, sociali, relazionali."

Con queste parole il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rivolto a tutti gli italiani il suo augurio per il nuovo anno, con una raccomandazione che riguarda proprio chi ha la responsabilità di lavorare in ambito IT.
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L'intelligenza artificiale è un campo dell’informatica che si occupa di creare sistemi in grado di eseguire attività che richiedono solitamente l'intelligenza umana, come apprendimento automatico e ragionamento.

L'apprendimento dell'intelligenza artificiale avviene attraverso un algoritmo che elabora dati già raggruppati secondo determinati criteri o anche meditante il machine learning non supervisionato, che classifica in modo autonomo e secondo criteri che autodefinisce.

Quindi, di fatto, l'intelligenza artificiale, attraverso degli algoritmi, trasforma i big data in nuova conoscenza. Per fare questo, al posto del cervello si utilizzano le cosiddette reti neurali artificiali, una serie di algoritmi che prendono come vaga ispirazione i nostri neuroni, anche se in realtà si tratta di sistemi che funzionano in modi molto diversi tra loro.

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In questo, la tecnologia si differenzia anche dalla scienza, perché quest’ultima non apprende con la sola rielaborazione di dati mediante algoritmi: il metodo scientifico sperimentale si basa sull'osservazione del fenomeno, la formulazione di un'ipotesi, la realizzazione di un esperimento, l'analisi dei risultati e la ripetizione dell'esperimento.

In molteplici settori, l'uso dell'intelligenza artificiale e il supporto fornito dai robot e dai dispositivi di AI permettono che ambiti di ricerca più “tradizionali” possano ampliare i loro orizzonti, arrivando in luoghi inaccessibili agli umani.

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Una macchina può imparare se i dati elaborati sono corretti e non "corrotti". Per dati "corrotti" si intendono dati manipolati volontariamente (dolo) o anche involontariamente da chi scrive gli algoritmi e le fonti informatiche su cui si basa l’intelligenza artificiale. 

L’intelligenza artificiale si basa su dati “acquisiti”, ma in un mondo che vuole evolvere, e che si propone obiettivi di cambiamenti ambientali e sociali per il futuro, bisogna riconoscere che ad oggi l’intelligenza artificiale, pur volendo migliorare il futuro, trae le sue fonti dal “passato” e dal presente. Attualmente le informazioni che rielabora sono "vecchie abitudini, tradizioni e stereotipi" di ciò che c’è, o c’è stato, e non di ciò che si vorrebbe.

Facciamo un esempio pratico: tra gli SDG’s da raggiungere entro il 2030, c’è la parità di genere

Se oggi si interrogano i motori di ricerca (basati su AI) per conoscere quante donne lavorano nella meccanica dei motori e si digita "donne e motori", il web riporta risultati che decisamente non sono in linea con "la parità di genere"!

Se i dati che stanno alla base dell'algoritmo sono classificati in modo non corretto, i risultati sono... imbarazzanti!

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L'intelligenza umana non impara solo dall'elaborazione dei dati, l'uomo impara anche attraverso i sensi, le emozioni, il contesto sociale, l’ambiente, la memoria, etc. 

Probabilmente il deep learning consentirà alle macchine di imparare anche attraverso le immagini (vista), i suoni (udito), i sensori (tatto, olfatto, gusto), che potranno registrare e accumulare dati in merito alle emozioni umane, potranno essere indistruttibili e avere un ciclo vitale lunghissimo, saranno macchine sempre più "perfette".

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Macchine così diverse dall'uomo... che è ricco di "imperfezioni", ma pieno di intelligenza umana che non può essere catalogata e classificata, perché il modo in cui il cervello di una persona riesce a imparare è sconosciuto persino all'intelligenza artificiale! 

Darwin ci ha insegnato che l'evoluzione non nasce dalla perfezione, “Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento.” ed è nella capacità di adattarsi ai cambiamenti, di correggere le imperfezioni e di accettarne altre che la natura ha trovato il modo di evolversi

Senza imperfezione, senza capacità di adattamento non c’è evoluzione. L’intelligenza artificiale corregge le imperfezioni, ma serve sempre anche la fantasia e la creatività dell'intelligenza umana, quella che sa dar valore e accetta anche ciò che non è perfetto e che è capace di elaborare nuove sfide!

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